"Sette anni di studio matto e disperatissimo": sono queste le parole con cui Giacomo Leopardi descrive il periodo trascorso tra il 1809 e il 1816 nella ricca biblioteca paterna, che consentirà alla sua cultura una vastità e una sicurezza straordinarie, a prezzo però di irreparabili danni alla sua struttura fisica. Dedicandosi giorno e notte allo studio e alla scrittura, Leopardi imparò perfettamente il latino e, senza aiuto di maestri, il greco e l'ebraico e, seppur in modo più sommario, francese, sanscrito e inglese. Sempre in questi anni compone le sue prime opere, dimostra un grande interesse per la filologia e si esercita con la traduzione di alcuni classici. A. Ferrazzi, Giacomo Leopardi, 1820, olio su tela, Recanati Casa Leopardi
Tra questi spiccano le opere di Omero, il poeta greco autore dei due massimi poemi epici della letteratura greca antica: l'Iliade e l'Odissea.
Secondo la leggenda Omero fu un cantore cieco, che di città in città andava raccontando le sue storie.
"La ricerca dell'essenziale diventa la mia ossessione. Una molla che scatta se leggo Omero e inizio a riflettere su come l'Iliade e l'Odissea siano nate dalla trascrizione di poemi sulla storia dell'uomo e di miti delle origini tramandati a voce da antichi cantori che, di volta in volta, ne hanno limato i versi, introducendo una parola più esatta al posto della precedente."
da Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz, pg.27
La critica attuale ritiene di poter collocare l'origine dei poemi in età micenea fino a giungere a una trasmissione scritta intorno all'VIII sec. a.C.
L'Iliade, la cui composizione è attribuita all'età giovanile di Omero, narra le vicende di un breve periodo della storia della guerra di Troia, accadute nei cinquantuno giorni dell'ultimo anno di guerra. L'ira di Achille è l'argomento portante del poema, attorno alla quale si snodano le varie aristie, ovvero le narrazioni di gesta d'altri eroi e le teomachie (battaglie di dei). L'eroicità è riconosciuta come accento fondamentale dell'opera e per Omero eroico è tutto ciò che va oltre la norma, nel bene e nel male e per qualunque aspetto.
L'Odissea racconta invece le avventure di Odisseo, re di Itaca, nel viaggio di ritorno in patria dopo la guerra contro la città di Troia. Gli avvenimenti non seguono un ordine cronologico e il lettore viene a conoscenza delle vicende mediante numerosi flashback. I temi sono meno legati all'eroismo, prevalgono piuttosto lo spirito di avventura, la curiosità, l'intelligenza del protagonista, la patria, la famiglia.
L’Iliade e l’Odissea, già nell'antichità, erano considerate vere e proprie enciclopedie del sapere, in quanto erano contenute in esse precetti di strategia militare, di religione, di architettura, di medicina. Tramite l’attività rapsodica, ovvero dei cantori, si tramandava tutto il sapere (morale e tecnico) che era necessario conoscere per essere accettati all’interno della comunità.
Omero e la Sua Guida, di William-Adolphe Bouguereau (1825–1905)
Proprio per tale ragione Platone, nel suo Ione, chiamerà in causa queste due celebri opere per sferrare il primo colpo al ruolo educativo che rivestiva la poesia ai suoi tempi.
La poesia, a causa della sua funzione didascalica, rappresenta agli occhi di Platone un notevole pericolo: proprio la poesia è, infatti, lontana dall’arte e non ha nulla da insegnare a chi ascolta. Essa, infatti, è ingannatrice e non fa che ottenebrare la mente di chi la sente suscitando passioni irragionevoli. Essa deve essere abbandonata come deposito della cultura perché, essendo ispirata dal dio non comporta nessuna vera scienza umana, nessun vero insegnamento.
Il filosofo greco Platone si colloca del resto in un periodo critico della storia greca (IV sec. a.C.) che corrisponde al tramonto dell'età di Pericle, una fase delicata di cambiamento politico e sociale. Anche per questa ragione egli avverte la necessità di una rifondazione generale dell'esistenza umana, esplicitando un interesse pedagogico connesso a quello politico (la Repubblica come modello ideale di comunità politica e la filosofia al potere) e gnoseologico (elaborazione della teoria delle idee).
Per Platone esiste una realtà immutabile ed eterna, che è fondamento e causa della realtà sensibile e che é conoscibile da parte dell'uomo. Esiste "il bene" come supremo valore e "il giusto" é considerabile come la norma morale dell'agire.
Di fronte al relativismo sofistico, Platone sostiene la necessità di giungere a un sapere che sia risposta autentica alle domande dell'uomo, quindi a una filosofia intesa come sapienza e conquista del vero.
Platone, particolare della Scuola di Atene di Raffaello
Riferimenti bibliografici:
N.Abbagnano,G.Fornero, Itinerari di filosofia vol.1A, ed.Paravia, Milano, 2002, pg.144-145
R.Luperini, P.Cataldi, L.Marchiani, V.Tinacci, La scrittura e l'interpretazione, ed.Palumbo, 2004, pg.463
B.Panebianco, A.Varani, Orizzonti (Epica), Zanichelli, Bologna, 2000, pg. 6, 32-33
Immagini tratte da:
http://it.wikipedia.org/wiki/File:William-Adolphe_Bouguereau_(1825-1905)_-_Homer_and_his_Guide_(1874).jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4a/Plato-raphael.jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c6/Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi.jpg/