La Pittura metafisica è una corrente pittorica del XX secolo che vuole rappresentare ciò che è oltre l'apparenza fisica della realtà, al di là dell'esperienza dei sensi. Per la sua palese figuratività, esente da qualsiasi innovazione del linguaggio pittorico, la Metafisica è da alcuni esclusa dal contesto vero e proprio delle avanguardie.
Protagonista e inventore di questo stile fu Giorgio De Chirico, secondo il quale, l’arte non si limita mai, anche quando sembra più aderente alla realtà, a descriverla, ma la interpreta. La pittura metafisica si esplicò nella rappresentazione di enigmatiche presenze, come ombre, statue di foggia classica, manichini. Sono oggetti riconoscibili, appartenenti alla realtà, che però nelle opere metafisiche intrattengono inedite relazioni sia tra loro che con lo spazio e con le architetture. Gli spazi pittorici sono silenziosi, sospesi in una dimensione atemporale.
Esempio, che ne è anche un manifesto, sono "le muse inquietanti", dove tutti gli elementi hanno la funzione di devitalizzare la realtà: sono forme prese dalla vita, ma che non vivono assolutamente. Ricordano la vita dopo che essa è passata e ha lasciato come traccia solo delle forme vuote. Il tema non è ovviamente la morte come fine della vita, ma quella eternità immobile e misteriosa che va oltre l’apparenza delle cose. La vita è continua modifica nel tempo: osservare questa dinamica è capire le leggi fisiche che regolano l’universo.
Le Muse Inquietanti_1918
Un'altro pittore metafisico molto importante, che si caratterizza per un percorso artistico diverso rispetto De Chirico, è Carlo Carrà.
Egli infatti aderì dapprima al Futurismo andando ad essere uno dei firmatari del Manifesto Futurista e, in un secondo momento, conoscendo De Chirico, prese parte al movimento metafisico.
Durante gli anni della guerra Carrà sviluppò uno stile volutamente ingenuo o "antigrazioso", ispirato alla solidità plastica dei trecentisti toscani ed a Henri Rousseau, esprimendo le proprie idee sui valori tattili: si impegna a mettere in evidenza la solidità e cerca di enfatizzare la tridimensionalità degli oggetti. La sua arte è poesia e da il senso del magico.
La musa metafisica_1917
«Col progresso degli anni cresce, non sminuisce, questa abitudine di cercare la nostra armonia nelle cose che ci circondano, perché noi sentiamo che se dimentichiamo il reale perisce ogni ordine e proporzione e quella giusta valutazione della vita e dell'arte che alla fine, per chi vi si attiene, significa chiamare ancora una volta le cose coi nomi loro. Sono le cose ordinarie che operano sul nostro animo in quella guisa così benefica che raggiunge le estreme vette della grazia... Per cui noi opiniamo che una tale pacata felicità sia la più elevata ebrietà inventata dall'uomo; e che l'abbia inventata soltanto un uomo il quale abbia molto osservato, molto meditato e anche molto sofferto».
Carlo Carrà, Pittura metafisica, 1919
Stesso percorso, da Futurista a Metafisico, lo fece Mario Sironi.
Egli è una delle figure protagoniste del Novecento Italiano per l'incontro della sua inclinazione verso un'arte monumentale con i programmi del Fascismo, convinto che la pittura murale possa farsi strumento di educazione delle masse capace di comunicare loro valori attuali (quelli del Fascismo).
Sironi
non esprime il meglio di sé in tale pittura, dal momento che i suoi contenuti non hanno quell'altezza che egli credeva di vedere nel Fascismo che, con il passare del tempo, si rivelerà del tutto privo di valori facendo cadere molto spesso i dipinti in una retorica vuota. Altre volte, al contrario, i contenuti fascisti trovano il loro linguaggio espressivo, sebbene in senso opposto rispetto a quello voluti dall'autore, in opere di dimensioni minori e non allegoriche.
Squadra d'azione
"La moderazione dei pochi colori tetri, la concentrazione degli uomini in camicia nera sul camion, i fucili e la bandiera che ne fuoriescono, suggeriscono con chiarezza quale violenta repressione sarà effettuata dalle "squadracce" contro i sostenitori della democrazia".
ERNESTO TRECCANI
" Poi ci sono le mostre sull' Informale degli epigoni della provincia italiana, che invece non capisco e non mi convincono, come del resto i pittori del neorealismo, quali Gabriele Mucchi o Ernesto Treccani"
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap III, PAG. 25
Il neorealismo coincide con la letteratura dell'antifascismo, della guerra, della Resistenza, della sorte postbellica, in quanto revisione e riscatto dei valori morali e civili che la politica fascista e la sua avventura internazionale avevano adulterato.
Treccani mentre è ancora studente alla facoltà di ingegneria, ha l'occasione di conoscere e frequentare pittori ed intellettuali dell' avanguardia artistica e di rottura nei confronti della cultura fascista: inizia così una attiva ricerca di un linguaggio alternativo allo stile del Novecento italiano, con l'intento di recuperare il naturalismo di tradizione lombarda.
Nei dipinti emerge e prende forma il gusto della narrazione favolistica e l'osservazione del dato oggettivo, il pittore si lascia trasportare, conservando apparenti caratteri di realtà, nelle regioni dell'immaginato, dell'immaginario e del fantastico.
"Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo può esprimerne la bellezza"
Ernesto Treccani, Arte per amore, ediz. Feltrinelli, 1978
MODUS OPERANDI
"Una mattina, su una bancarella, vedo un libretto:un'introduzione all'arte moderna di cui non ricordo più l'autore. Lo compro subito, pensando di aver scovato la mia Bibbia. E invece no. In compenso, mi serve a trovare un altro tesoro:il mio "modus operandi.""
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap III, PAG. 25
Modus Operandi è una locuzione latina, traducibile approssimativamente come "modo di operare" o "modalità operativa".
Il termine, il cui plurale è modi operandi, viene utilizzato in numerosissimi contesti, in particolare lavorativi, per indicare delle specifiche modalità operative relative a procedure o a generiche operazioni di lavoro, oppure a modi di agire.
L'espressione viene a volte usata ad esempio nel lavoro dei poliziotti per descrivere i tratti caratteristici e lo stile di operazione di un Criminale.