Imprenditrice, architetto-designer e docente. Carlotta de Bevilacqua, 50 anni, è uno dei volti più eclettici nel panorama italiano del design. Grande comunicatrice, carattere vulcanico, una passione sfrenata per i suoi cani, la signora De Bevilacqua ha alle spalle una lunga e variopinta vita professionale. A Milano, dove è nata, l’architetto ha tutti i legami lavorativi ed affettivi. Ma nelle sue vene scorre sangue austriaco, quello di suo padre da cui ha ereditato gli occhi azzurri, e di Parma, la città di sua madre. Dopo il liceo classico, si è laureata in architettura nel 1983 al Politecnico di Milano, dove al momento insegna. A fianco all’attività di imprenditrice, Carlotta De Bevilacqua continua instancabile a dirigere il proprio studio di architettura e design. Sempre alla ricerca di nuovi spunti per illuminare la sua fama.
Ma ciò che ha alimentato la sua fama è stata l’acquisizione, nel 1999, di uno dei marchi storici del design italiano, la Danese.
Un incontro quasi carmico: il suo anno di nascita coincide con quello della fondazione dell’azienda. Quando lo rileva, Danese è un marchio in decadenza, impolverato, ben lontano dai fasti che l’avevano contraddistinto negli anni d’oro, il ventennio compreso tra gli ani 60 e 70.
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Bruno Munari, Lightbox con 24 vetrini per proiezioni dirette, anni sessanta, courtesy Archivio Storico della
Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, Milano |
Nato nel 1957 come laboratorio artigianale per la vendita di oggetti unici nel complemento d’arredo, il gruppo fondato da Bruno Danese e dalla fotografa Jacqueline Vodoz, sua compagna di vita,ha improntato la sua attività su un concetto di ricerca progettuale ed estetica.Un'impostazione esistenziale che ha fatto sì che attorno a loro si sia coagulato un mondo di persone e di cose cui è generalmente possibile riconoscere, come minimo comun denominatore, appunto il concetto di ricerca.
Jacqueline Vodoz nasce a Milano, studia in Italia, Svizzera e Inghilterra. Negli anni cinquanta inizia l'attività di fotografa. Bruno Danese nasce a Valdagno. Si trasferisce a Milano nel 1955. Nel 1957 fonda con Jacqueline Vodoz La Danese. Dal 1991, entrambi si dedicano, prima con l'Association Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, poi, con la Fondazione che porta i loro nomi, alla conservazione dell'intero patrimonio culturale e documentativo della Danese e delle Collezioni d'Arte.
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Bruno Munari, Il posacenere cubo, 1957,
Produzione DANESE |
Il gruppo vide nell’incontro con i progettisti Bruno Munari e Enzo Mari, l’evento determinate che lo farà entrare nella storia del design italiano. Portano la firma dei due designer alcuni prodotti diventati veri e propri oggetti di culto, come il mitico Cubo, il portacenere ideato da Munari nel 1957, o il ‘cestino in attesa’ pensato da Mari.
Il loro merito principale è quello di aver trasformato radicalmente la filosofia aziendale di Danese: dalla produzione di oggetti unici, destinati ad un’élite, si passa ad una produzione in serie.
In pratica, l’evoluzione coincide con un concetto che sta molto a cuore a Carlotta, quello di “design democratico”, ovvero accessibile a tutti. Il principio che vede l’uomo e i suoi bisogni al centro del processo di ideazione e produzione dell’oggetto. E che Carlotta de Bevilacqua non si stanca mai di ripetere insieme a quello di sostenibilità (“il design deve essere un ponte tra uomo e ambiente”). La Danese di Carlotta de Bevilacqua è infatti un’azienda che vuole aprire le porte ad una percentuale più grande del 10 per cento di umanità che oggi usufruisce del design.
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Enzo Mari, Cestino "In attesa", 1971,
Produzione DANESE |
Oggi la Danese è anche una fucina di idee grazie all’apporto del contributo di creativi, che si confrontano liberamente, dando spazio a ogni sorta di idee e soluzioni. In termini di prodotto, Carlotta ha rimesso a catalogo alcuni progetti storici, a cui se ne sono aggiunti di nuovi. Da azienda dedita esclusivamente alla produzione di complementi d’arredo, la seconda vita di Danese dà spazio anche a sedie, tavolini e librerie. Al centro resta comunque l’illuminazione, territorio in cui la signora del design si muove particolarmente bene, come ha dimostrato nei quattro anni (2000-2004) in cui ha svolto il ruolo di amministratore delegato per il settore Brand Strategy & Development di Artemide, una delle aziende leader nella realizzazione di oggetti per l’illuminazione.
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Lampada a sospensione HBM, disegnata da
Carlotta De Bevilacqua per Danese |
Link riferimento immagini
L'azienda Alessi è stata fondata da Giovanni Alessi nel 1921 a Omegna, paese sul lago d'Orta nelle prealpi novaresi. Durante gli anni venti e trenta nella sua officina si creavano artigianalmente oggetti per la tavola e la casa realizzati con grande cura esecutiva in rame, ottone e alpacca che venivano poi nichelati, cromati e argentati. Molti tra gli innumerevolioggetti prodotti in questo primo periodo (come il servizio da tè e da caffè in alpacca argentata del 1921, il reggifiasco in ottone nichelato del 1926 o il vassoio per formaggi in alpacca lucida e vetro opalino del 1929) sono entrati a far parte della memoria collettiva e del passato di generazioni di italiani.
Il design, nel significato che si dà oggi a questo termine, fa la sua comparsa alla fine degli anni trenta con il primogenito di Giovanni, Carlo. Carlo si era formato come disegnatore industriale a Novara. A lui si devono la maggior parte degli oggetti entrati in catalogo tra la metà di quel decennio e il 1945, anno di presentazione del suo ultimo progetto: il servizio da tè e caffè ‘Bombé’, uno degli archetipi della prima epoca del design italiano.
Con gli anni cinquanta diventa direttore generale, e insieme al fratello Ettore comincia ad aprire l'azienda alla collaborazione con designer esterni tra cui Carlo Mazzeri, Luigi Massoni e Anselmo Vitale, autori di alcuni progetti di grande successo ancora in catalogo (come il
cocktail shaker n° 870 del 1957).
Enzo Mari,
design Ufficio Tecnico Alessi", 1948 |
Nel 1970 Carlo inserisce in azienda il figlio maggiore Alberto, al quale delega progressivamente la responsabilità per il design management, e poi favorisce via via l'inserimento degli altri giovani della famiglia: gli altri due figli Michele e Alessio e il nipote Stefano, una iniezione di creatività e di freschezza che ha permesso alla Alessi di sviluppare quella politica di design excellence che l’ha resa un elemento di punta del fenomeno delle a livello internazionale.
Negli anni 2000 Matteo, figlio di Michele, è stato il primo Alessi della quarta generazione che ha iniziato a lavorare nell’azienda. Una delle caratteristiche peculiari della Alessi oggi è la capacità di conciliare le esigenze (operative e oggettive) tipiche di una industria con la tendenza(intellettuale e spirituale) a considerarsi più un "laboratorio di ricerca nel campo delle arti applicate" che non una industria in senso canonico. Da qui deriva la sua instancabile attività di ricerca e sperimentazione, che l’ha portata, a partire dagli anni ’80, ad aprirsi anche a nuovi materiali e a nuove tecnologie: legno, porcellana e ceramica, plastica, vetro e cristallo, elettricità e elettronica.
Alessi - Enzo Mari - Dulband Ice Bucket
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Oliera “5070” (1978), Ettore Sottsass
Produzione Alessi |
La Alessi ha prodotto nella sua storia oggetti disegnati da oltre duecento progettisti.
Tra i progettisti storici dell'azienda: Ettore Sottsass, Richard Sapper, Achille Castiglioni, Aldo Rossi, Michael Graves, Massimo Morozzi, Philippe Starck, Stefano Giovannoni e Guido Venturini, Enzo Mari, Jasper Morrison, Marc Newson, Ron Arad e Alessandro Mendini.
L’ ultima grande operazione di progetto è stata presentata in anteprima a Next, 8. Mostra Internazionale di Architettura 2002 alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano nell’aprile 2003: si tratta di “Tea & Coffee Towers”, ventidue servizi da tè e caffè, disegnati da altrettanti architetti internazionali.
Gli anni 2000 vedono una nuova evoluzione della Alessi: la collaborazione con altre aziende, in ambiti produttivi molto diversi da quello originario dei piccoli oggetti per la casa e la cucina, con l’ambizione di dare vita a nuove tipologie di oggetti caratterizzati da quel mix di eccentricità e stile, ludicità e cultura, ironia e eleganza che è diventato tipico del nome Alessi. I progetti in questa area riguardano gli orologi da polso “Alessi Watches” (con la giapponese SEIKO), le penne “Alessi Pens” (con la giapponese Mitsubishi), la stanza da bagno “ILBAGNOALESSI One”(con la svizzera Laufen, la finlandese Oras e l’italiana Inda) e “ILBAGNOALESSI dOt” (con Laufen e Oras), le piastrelle in ceramica “Alessi
(con la tedesca Steuler Fliesen GmbH), l’automobile “Panda Alessi” (con FIAT), il tessile da casa (con l’italiana Bassetti), la tavoletta da WC “FreshSurfer” e “Kayak” (con la tedesca Henkel) e uno scenario completo di cucina “LACUCINAALESSI” (con le italiane Foster e Valcucine e la finlandese Oras).
Dal 2006 un importante cambiamento: tutta la produzione è stata riclassificata nei tre marchi Officina Alessi, Alessi e A di Alessi.
Con la linea Officina Alessi nasce un marchio esclusivo, destinato ad accogliere i prodotti più raffinati, i pezzi unici e le serie limitate, veri e propri capisaldi del design internazionale, frutto di ricerche innovative di cui Alessi si è sempre fatta promotrice.
Il tradizionale marchio Alessi continuerà invece ad accogliere il meglio della produzione industriale di serie del settore casalingo, in cui confluiscono l’impegno della Alessi sia sul fronte della qualità produttiva che su quello del design innovativo.
The Colander R M 03, di Ezo Mari Infine, con A di Alessi, la “Fabbrica dei Sogni” intende perseguire una delle finalità originarie del design, ovvero offrire prodotti qualitativamente eccellenti ad un pubblico il più vasto possibile.