L’ Existenzminimum ed alcune sue applicazioni
Alla fine della Grande Guerra, il bisogno di risolvere la pressante domanda di alloggi metteva in primo piano la necessità di pensare ad un mercato abitativo di piccole dimensioni con elevate caratteristiche di funzionalità, allo scopo di generalizzare il diritto alla casa alle masse meno abbienti dei cittadini.
Le sperimentazioni compiute in quelle circostanze portarono alla realizzazione, nella città di Francoforte, di Siedlungen, complessi residenziali costruiti alla periferia di varie città tedesche caratterizzati da essenzialità e schematizzazione formale, massima apertura verso l'esterno, impostazione rigorosamente funzionale della viabilità e dei servizi generali.
In linea col tentativo di conciliare spazi minimi ed elevata
funzionalità, ottimizzando nel contempo i costi di produzione, apparvero nello stesso periodo anche i primi studi di ergonomia
domestica, come quelli sulle cucine ad opera di Christine
Frederick, che introdusse il concetto di ergonomia e di piano
unico come possibili soluzioni per una cucina maggiormente
efficace e capace di rispondere all'esigenza di inserire le ultime
innovazioni tecnologiche in spazi alquanto ridotti.
Immagine e schema di una “cucina razionalizzata”
Il secondo congresso internazionale di architettura moderna (CIAM), tenutosi nella città di Francoforte nel 1929, il cui tema era “Die Wohnung für das Existenzminimum” ( l'abitazione per il minimo vitale ) tra i quali partecipano Walter Gropius, Le Corbusier e Victor Burgeois, coronerà e segnerà il culmine di questo intenso periodo di sperimentazioni edilizie in suolo tedesco.
L’idea portante che venne fuori dal CIAM II è che l’architettura avrebbe potuto reggere il confronto con il repentino cambiamento di scenario connesso all’industrializzazione solo se fosse stata in grado di rifondarsi sulla base di processi razionalizzati. In pratica, per sapere se una proposta spaziale era giusta o scorretta, non si poteva che indagarla sulla base di criteri oggettivi connessi da un lato ai fatti produttivi e dall’altro alle azioni dell’abitare.
L’ottimizzazione di entrambe passava attraverso il metodo, che se programmato in maniera logica ed applicato con rigore, consente di scomporre il processo in procedure, in maniera da avere come risultato singoli elementi costitutivi rispondenti (strettamente aderenti) alle specifiche necessità.


Sul piano concreto, per conciliare l’obiettivo di ottimizzare le superfici abitative, standardizzare i componenti e infine garantire il comfort ergonomico, bisognava ridurre gli spostamenti ed i movimenti inutili. Il corpo ed i suoi movimenti vengono così tradotti in standard dimensionali, i bisogni elementari vengono organizzati per gruppi e infine, come conseguenza, lo spazio viene strutturato secondo le varie posizioni ed i relativi percorsi. Tutto ciò che nell’abitare pareva non rispondesse a canoni di razionalità ed efficienza, viene espulso come spreco superfluo dannoso sul piano produttivo ma anche culturale.
Le unitè d'habitation di Marsiglia
Le Corbusier, nel 1923, nell’opera “Vers une architecture”, aveva
definito la nuova abitazione come una “macchina per abitare”,
intendendo con questo una casa le cui funzioni erano state esaminate
a partire dalle questioni più basilari e ridotte agli elementi essenziali.
Come Gropius, anche Le Corbusier era intento, negli stessi anni, alla
ricerca ed all’utilizzo di metodi di produzione in serie al fine di risolvere
la crisi delle abitazioni degli anni del Dopoguerra.
Due prototipi delle sue speculazioni furono la Ville Radieuse e la
Ville Contemporaine nelle quali Le Corbusier aveva intrapreso una
riflessione sul tema della vita collettiva nella nuova società industriale.
piante a diversi livelli diagramma unità
Questa riflessione si concretizzò nella realizzazione dell’Unité d’Habitation
di Marsiglia, realizzata tra il 1947 ed il 1953.
La struttura portante é realizzata in cemento armato che si eleva su una
vasta piattaforma, definita da Le Corbusier: "Sol Artificiel". Si distinguono
23 diversi tipi di alloggi, adeguati a varie esigenze: per persone singole,
per coppie, per famiglie con 2, 4 o piú figli. Il settimo ed ottavo piano sono
occupati per la maggior parte della superficie da servizi collettivi, da negozi
di prima necessità e da un albergo. Sul tetto giardino sono disposti servizi
ausiliari come: l´asilo nido, la palestra, un bar con solarium, piscina per
piccoli, un angolo giochi.
All´interno Le Corbusier insiste sul significato del legame della vita familiare
per cui le camere dei figli hanno la parete divisoria scorrevole e la cucina sezioni trasversali
é separata dalla zona pranzo da bassi elementi di arredo. Domina la tendenza
alla fusione, con la preferenza per la pianta libera e la fluiditá negli spazi. Disposizioni alloggi
La cellula interna si sviluppa su due piani di diversa grandezza; quello minore
destinato alla zona diurna, mentre il maggiore contiene le camere da letto.
Data la diversa profonditá dei due piani ogni cellula s´incastra con una
complementare, impegnando cosí l´altezza di tre piani. In quello longitudinale
corre un corridoio interno che dá accesso ai due alloggi.
Le cabanon de Le Corbusier à Roquebrune-Cap-Martin
L’opera forse più significativa risale ai più tardi anni ’50: si tratta del Cabanon che Le Corbusier fece costruire a Roquebrune-Cap Martin, sulla Costa Azzurra, per sé e per la propria moglie. Quello che Le Corbusier chiamava “château sur la Côte d’Azur” è in realtà un piccolo monolocale di 3,66x3,66 metri, alto 2,26 contenente al suo interno una zona giorno, un posto letto, un locale wc e uno spazio per la toletta: un eccellente esempio di alloggio minimo.
Lo spazio di 336 x 336 centimetri è diviso in quattro rettangoli uguali che delineano le diverse aree funzionali (camera, pasto, servizi igienici ...) e regolano strettamente la posizione dei mobili. Questi ultimi si trovano nella parte periferica della stanza, il centro rimane libero.
Pianta Schizzo dell’ interno Foto dell’interno
Le Corbusier, P. Jeanneret, quartiere “weissenhof”, Stoccarda 1927
Distribuzione in linea con elementi ortogonali contenenti la scala. Classificazione in altezza degli ambienti.
Al piano d’ingresso, risultante dalla pendenza del terreno, ampia terrazza e servizi sussidiari (cantina, deposito, acquaio, ecc.). Al primo piano il nucleo vero e proprio d’alloggio con servizi concentrati e letti in nicchia prospettanti il soggiorno che occupa, in lunghezza, la quasi totalità del corpo di fabbrica. Al piano superiore un’ampia terrazza panoramica sistemata a giardino. Soluzione di eccezione, tanto per la prevalenza delle ampie superfici all’aperto integranti l’alloggio, quanto per la disposizione, in un unico complesso abitabile delle unità letto e del soggiorno, in parte separabili mediante chiusure scorrevoli. Ampia dotazione di armadi concentrati per ogni unità letto.
Nel corpo ortogonale contenente la scala trovano sistemazione eventuale uno studio (piano terreno), una biblioteca (primo piano), un soggiorno sussidiario (piano superiore).
Superficie abitabile diurna: mq. 29.05
Superficie abitabile notturna: mq. 24.75
Disimpegni: mq. 12.32
Superfici servizi mq. 13.00
Totale superficie alloggio mq. 78.12
Ambienti sussidiari mq. 44.75
Terrazze mq. 109.20
Numero letti normale: 4
Numero letti massimo: 5
Piano terra Primo piano Terrazza
Walter Gropius, cellula abitativa discussa al CIAM II
Superficie abitabile diurna: mq. 16.74
Superficie abitabile notturna: mq. 25.77
Disimpegni: mq. 10.70
Superfici servizi mq. 10.61
Totale superficie alloggio mq. 63.82
Numero letti normale: 5
Numero letti massimo: 6
Cellula abitativa discussa al CIAM
Walter Gropius, casa sperimentale, Weissenhofsiedlung, Stoccarda 1927
Schema costruttivo a blocco su reticolo modulare. Distribuzione ai piani degli ambienti di uso diurno e notturno con relativi servizi. Scala sull’ ingresso.
Superficie abitabile diurna: mq. 30.72
Superficie abitabile notturna: mq. 57.30
Disimpegni: mq. 24.75
Superfici servizi mq. 48.94
Totale superficie alloggio mq. 161.71
Numero letti normale: 8
Numero letti massimo: 9
Piano terra Primo piano Foto di repertorio
J. J. P. OUD, Stoccarda 1927
Alloggi associati a schiera con orientamento costante. Soluzione caratterizzata dallo sviluppo naturale dei servizi al piano terreno (deposito biciclette, lavatoio, ripostiglio, ampia cucina attrezzata) disposti in modo da racchiudere, tra due alloggi contigui, un piccolo cortile aperto. Al piano superiore, il gruppo delle camere da letto con servizi igienici completi e gabinetto indipendente ventilati artificialmente.
Superficie abitabile diurna: mq. 17.48
Superficie abitabile notturna: mq. 20.38
Disimpegni: mq. 11.23
Superfici servizi mq. 24.95
Totale superficie alloggio mq. 74.04
Numero letti normale: 4
Numero letti massimo: 5
Piano terra
Primo piano Foto d’ archivio