“I Giochi migliori mi sembrano quelli che sviluppano la capacità di ogni bambino di produrre intelligenza. Da solo....M’invento una serie di sette lastrine, con due incisioni laterali molto semplici che, incastrate tra loro, consentono di montare una piccola "quinta" tridimensionale... Come un susseguirsi di scene teatrali, il cui regista è il bambino, che si diverte a rappresentare storie inventate da sé. E’ nato così il "gioco delle favole".”
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1°ediz., cap. II, PAG. 35
Provare a capire quale sia stato il percorso da parte dell’Autore per la creazione del gioco delle favole mi ha spinto a tornare o cercare me bambina, immedesimandomi nei panni di un bimbo che si trova davanti questo semplice ma bellissimo gioco, anzi "dentro gioco stesso"! Ho provato ad immaginare quanto fosse divertente essere un regista e creare scene e favole sempre nuove.
Ed ho pensato al bimbo che cresce. Adesso ha nuovi bisogni e nuove esigenze.Così ho meditato sulla possibilità di giocare con un gioco delle favole a scala maggiore perché adesso è un fruitore di uno spazio composto non più dalle sette lastrine ma da pareti mobili che permettano di cambiare la configurazione degli ambienti. Così facendo immagino che sia ancora possibile alimentare e sviluppare la propria fantasia creando nuove scene teatrali, che non siano più favole ma piuttosto quinte di vita reale. I differenti disegni degli animali poi potrebbero venire sostituiti dai molti materiali, colori e decorazioni.
Inoltre supponendone un meccanismo ho capito che anche i mobili modulari e componibili o gli innumerevoli oggetti innovativi funzionano allo stesso modo: infatti ci permettono di giocare trovando delle soluzioni a possibilità d'uso sempre diverse.
Provando ad analizzare questo gioco, mi sono resa conto che con la SEMPLICITÀ si possono realizzare delle cose chiare ma dal significato profondo. Degli oggetti non fini a se stessi ma capaci di sviluppare in noi creatività e inventiva.