"Eppure, mentre tutti cercavano di mettere da parte i pochi soldi per comprarsi un motorino, io non l'ho mai fatto. Né motorino,né Lambretta, né automobile. Intuivo che possedere un mezzo meccanico implicava diventarne lo schiavo. Sono sempre andato a piedi."
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., cap II, PAG. 18
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Lambretta M (A) 125 |
La Lambretta era uno scooter italiano prodotto dalla industria meccanica Innocenti di Milano, nel quartiere Lambrate, dal 1947 al 1972. Il nome "Lambretta" deriva dal fiume Lambro, che scorre nella zona in cui sorgevano proprio gli stabilimenti di produzione.
L'idea scaturì durante la seconda guerra mondiale, dove Ferdinando Innocenti, prendendo ispirazione proprio dai motorscooters militari americani giunti in Italia durante la guerra e comprendendo le nuove necessità di motorizzazione utili alla popolazione nell'immediato dopoguerra, decise di dedicarsi alla produzione del rivoluzionario scooter.
Nel 1947, dopo aver concluso la fase di progettazione, inizia la produzione della Lambretta con il primo modello, denominato “M” o “A”.
Diversamente dalla Vespa, la Lambretta aveva una struttura tubolare più rigida su cui veniva assemblata la carrozzeria. I primi modelli prodotti presentavano la caratteristica della "carrozzeria scoperta", diventando il tipico segno di riconoscimento dello scooter milanese. I successivi modelli prodotti, furono presentati anche in versione carenata.
Vespa o Lambretta? Questo era l'interrogativo dei giovani che alla fine degli anni Quaranta trovarono sul mercato questi due ambitissimi scooter: la Vespa, più 'sbarazzina' e giovanile; la Lambretta, tecnologicamente più avanzata. Ambedue questi scooter erano nati per volontà di due industriali che nel dopoguerra videro le proprie aziende ferite dal recente conflitto bellico e con l'impellente necessità di cambiare il proprio target industriale. L'ispirazione venne nel vedere a Roma i mezzi paracadutabili dei parà inglesi: Innocenti si convinse che un mezzo simile poteva incontrare i favori del pubblico in "un'Italia bisognosa di rapidi spostamenti". L'ingegnere Pier Luigi Torre fu il padre della Lambretta e nel 1948 la produzione era di 50 unità giornaliere.
La Piaggio affidò alla inventiva e alla bravura dell'ingegner Corradino D'Ascanio la progettazione della Vespa: di estrazione e di cultura aeronautica d'Ascanio doveva traghettare la produzione della Piaggio - nota industria aeronautica - verso quell'idea di mobilità che in quegli anni convinse molti imprenditori a mutare la propria produzione industriale, ben capendo la voglia degli italiani di muoversi dopo i dolori e le ristrettezze del periodo bellico. D'Ascanio nella progettazione della Vespa volle portare alcuni concetti tipicamente 'automobilistici' nella costruzione di questo scooter impegnandosi nella ricerca del maggior comfort, della maggior protezione e della grande capacità di carico.
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Gregory Peck e Audrey Hepburn in "Vacanze romane" |
La Vespa lega per sempre il proprio nome e leggenda all’immagine fresca di Audrey Hepburn, che in Vacanze Romane di William Wyler (1951) si fa insegnare da quel briccone per bene di Gregory Peck a portare lo scooter per le strette strade e i mercatini di una Roma solare, inconsapevole di quale volume di traffico avrebbe dovuto sopportare. L’associazione tra la Vespa e le sinuose figure di donne tratte dai successi cinematografici o dalle corpose raffigurazioni nazional-popolari è una delle chiavi di successo del nuovo mezzo di trasporto.
Più ‘spartana’, più spigolosa, la Lambretta cerca di rifarsi nei primati sportivi.
Ambedue diventano fulcro e oggetto d’amore collettivo nei club che organizzano gite sociali fuori porta, a famiglie intere, rally regionali e nazionali e internazionali. Ambedue guizzano nei calendarietti e nelle affiches di una pubblicità fatta di immagini femminili commiste di ingenuità e malizia.
Ma tutto questo è di qualche anno dopo. Appartiene già a quegli anni Cinquanta che covano e preparano lo sviluppo economico e il cambiamento dei costumi e consumi del boom. La nascita e i primi passi degli scooter italiani si stagliano infatti su più contrastati fondali di macerie, miserie, ‘ladri di biciclette’ e ingegnosità applicate alla sfide della riconversione industriale.
Per anni, sia la Lambretta che la Vespa, sono rimaste le indiscusse protagoniste dei mezzi di trasporto: il tramonto di questo successo cominciò nel 1967 con l'avvento e la diffusione della Fiat 500. La produzione della Lambretta cessò nel 1971; la Vespa, al contrario, anche grazie all'aiuto dato dalla Fiat alla Piaggio, riuscì a superare il brutto periodo e fu riproposta con diversi aggiornamenti negli anni successivi.