Pagine

martedì 6 marzo 2012

My white version of Red and Blue Chair by Gerrit Thomas Rietveld

“... Il design non riguarda l'esistenza o meno degli strumenti come tali, ma la possibilità di esistenza degli strumenti a contatto con una certa atmosfera psichica o culturale a carattere magico o razionale…’’

"…Volevo soltanto dire che al di là delle "istruzioni per l'uso", gli strumenti e le cose sono, nella vita degli uomini, i mezzi con i quali essi compiono o cercano di compiere il rito della vita e se c'è una ragione per la quale esiste il design, la ragione – l'unica ragione possibile – è che il design riesca a restituire o a dare agli strumenti e alle cose quella carica di sacralità per la quale gli uomini possano uscire dall'automatismo mortale e rientrare nel rito.’’            Ettore SOTTSASS, Design/ DOMUS  n. 386, gennaio 1962, Milano




La rarissima versione bianca della Red and Blue chair è unica e ha una grande importanza sia storica che culturale. Prodotta da Gerrit Thomas Rietveld nella sua fabbrica di mobili nel 1921, essa fu ordinata dallo scrittore Til Brugman nella primavera del 1923, per la "Music room'' della sua fidanzata Sienna Masthoff. Quest'ultima commissionò all'artista ungherese Vilmos Huszár, co-fondatore del De Stijl, di rifornire la ''Music room'' della sua casa al numero 20 sulla Ligusterstraat a L'Aia (palazzo del Parlamento olandese), la sedia di Rietveld faceva parte del grigio, nero e bianco della ‘space-colour composition’ progettata da Huszár per la stanza. Brugman vendette la sedia poco prima di morire e la sua ubicazione rimase sconosciuta fino a quando non fu messa all'asta da Christie ad Amsterdam nel 2007, la sedia entrò in possesso dell'antiquariato americano di Leigh Keno e poco tempo dopo fu riaquistata dal Rijksmuseum  di Amsterdam.

FASI DI REALIZZAZIONE
Ho utilizzato il legno di Iroko, e, per unire i pezzi, la colla istantanea a caldo e i chiodi. Infine ho dipinto la sedia con della vernice bianca all'acqua satinata.


Vorrei che gli oggetti non tanto fossero silenziosi ma costringessero al silenzio chi li usa, chi li guarda.
Ettore SOTTSASS, Maestri del Design, ediz. MONDADORI, Milano 2005