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mercoledì 25 gennaio 2012

La Red & Blue Chair

Gerrit Thomas Rietveld è stato un architetto olandese che si ispirò alle idee del pittore connazionale Piet Mondrian, soprattutto per il geometrismo asimmetrico e per il dialogo tra i colori primari.
Rietveld fu uno dei maggiori esponenti del celebre movimento del neoplasticismo o De Stijl (“lo stile” in olandese), così chiamato dall’omonima rivista fondata nel 1917 a Leida (Olanda) da Theo Van Doesburg.

Insieme a Rietveld e Van Doesburg, ne fecero parte gli architetti Oud e van Eesteren, i pittori Mondrian e van der Leck e lo scultore Vantongerloo.
Questi artisti si concentrarono sull’idea di un linguaggio che trasmettesse positività grazie ad un equilibrio puramente visivo, fatto di asimmetrie e ricerche verso l’essenza e la struttura degli oggetti. Queste istanze sono particolarmente evidenti nella poltrona Red and Blue, che è infatti considerata uno dei simboli del movimento De Stijl. La poltrona sembra infatti il telaio di una qualunque seduta, ridotta all’osso e alla sua prima spinta creatrice.
“La sedia“, disse Rietveld, “fu costruita con lo scopo di dimostrare che con semplici pezzi lavorati a macchina era possibile fare qualcosa di bello, una creazione spaziale“. La versione colorata è del 1923. La sedia Red and Blue è quindi l’esemplificazione della ricerca di funzionalità e di trasparenza ma anche della positività trasmessa dai colori primari e dall’insieme di linee geometriche che compongono il risultato finale. Il design concilia la ricerca estetica con il desiderio di utilizzare i vantaggi dati da particolari materiali per un concetto ancora recente di produzione industriale.
Il modellino di sedia è stato realizzato in listelli di legno multistrato per la struttura, compensato per lo schienale e la seduta, chiodini di acciaio, colla e smalto lucido colorato per legno.

“Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale.”
Ettore SOTTSASS, "Domus", n. 869, aprile 2004
Dopo aver tagliato il multistrato su misura, ho assemblato le parti tramite chiodini per ottenere una maggiore stabilità. In seguito ho trattato il legno multistrato e il compensato con impregnante (per una protezione del legno stesso) e cementite (per facilitarne la colorazione ed evitare che il legno assorbisse troppo lo smalto). Una volta carteggiato il tutto, per levigare il legno, ho dato una prima mano e, una volta asciugatosi, una seconda di smalto.



“.. I colori oramai non sono più pigmenti, sono luci. Noi viviamo almeno il sessanta percento della nostra giornata in mezzo a luci colorate ... I casi sono due: o ci spariamo, perché non sopportiamo questa disumanità del paesaggio che ci circonda, oppure ci vien voglia di capire che cosa possiamo farne.”
Ettore SOTTSASS, intervista a per la trasmissione “Ultrafragola2”, in onda su Cult Network, SKY
Riferimenti: