crowdsourcing design - modalità progettuali per utilizzo di piattaforme creative INTERACTIVE SYSTEM TO EVOLUTION OF CREATIVE PLATFORMS - progetto sperimentale di interoperabilità didattica di Data-Design condotta attraverso innnovativi scenari e forme di organizzazione dei processi di apprendimento interattivo e collettivo - CECILIA POLIDORI TWICE DESIGN - PILOTA 2 intregrazione ai corsi di Design A e B a.a. 2011 -12, facoltà di architettura, reggio calabria
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sabato 5 novembre 2011
E.M Ernesto Treccani, Gabriele Mucchi, BBPR
"Poi ci sono le mostre sull'Informale degli epigoni della provincia italiana, che invece non capisco e non mi convincono, come del resto i pittori del neorealismo, quali Gabriele Mucchi o Ernesto Treccani. Mi disturba che i valori della sinistra (..) siano dipinti in modo tanto scadente. Col senno di poi, posso dire che tanta severità di giudizio era eccessiva."
Ernesto Treccani é considerato uno dei principali esponenti della pittura neorealista italiana. Fu fondatore della rivista Corrente, concepita come strumento per organizzare ed esprimere la propria opposizione politica ma anche artistica.


Altro esponente significativo della corrente neorealista é Gabriele Mucchi. Anch'egli, come Treccani, fu membro del gruppo Corrente e partecipò alla Resistenza.
"Negli anni successivi inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi - come Franco Albini, Giò Ponti, i BBPR- per disegnare a mano le tavole prospettiche... Entrare in contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze, arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale."
In basso: a sinistra, scrivania Arco e sedia Elettra; a destra, scrivania e scaffale metallico della linea "Spazio", BBPR


BBPR é un acronimo che indica il gruppo formato da quattro architetti e urbanisti italiani (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers) formatosi a Milano nel 1932. La loro collaborazione si caratterizza fin dall’inizio per l'impegno in campo urbanistico e per il rigore razionalista di realizzazioni come la Colonia elioterapica di Legnano del 1939. La poetica dei BBPR é espressa da E.N.Rogers sulla rivista Casabella dove egli afferma che una delle leggi essenziali dell'architettura "è quella di non poter prescindere da quel suo caratteristico processo di sintesi che include necessariamente il costante rapporto tra l'utilità e la bellezza".
Al gruppo si devono anche molti progetti nel campo del design: la sedia Elettra per Arflex (1954), entrata a far parte della storia dell'office e caratterizzata da linee sobrie e abbondanti imbottiture; la scrivania Arco (1963)e la linea di arredamenti metallici per ufficio Spazio (1960) disegnati per Olivetti; le maniglie Emma e Velasca per Olivari.
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg.25

Le sue opere, d'impronta realista dopo il neocubismo degli anni '40, hanno inizialmente affrontato soprattutto tematiche politico-sociali legate alle lotte contadine nel meridione e alla realtà industriale del Nord.
"Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo può esprimerne la bellezza". Queste parole di Ernesto Treccani, tratte da Arte per amore, sono una mirabile sintesi della sua poetica, nonché della sua ansia di vivere nella dimensione di un rapporto profondo, sia razionale che emozionale, con la realtà del mondo.
In alto a destra: La terra di Melissa, E.Treccani (1955)
(in basso) a sinistra, poltrona Susanna; a destra chaise longue Genny con poggiapiedi (1935), G.Mucchi


Altro esponente significativo della corrente neorealista é Gabriele Mucchi. Anch'egli, come Treccani, fu membro del gruppo Corrente e partecipò alla Resistenza.
Mucchi fu pittore, architetto e designer. Il suo studio di via Rugabella a Milano fu un importante luogo di incontro per gli intellettuali antifascisti.
Come designer progettò diversi mobili in stile razionalista, tra cui la poltrona Susanna e la chaise longue Genny per Zanotta.
Come designer progettò diversi mobili in stile razionalista, tra cui la poltrona Susanna e la chaise longue Genny per Zanotta.
Nel dopoguerra, si dedicò invece alla pittura, sviluppando l'idea di un realismo di dichiarato impegno politico e sociale.
"Negli anni successivi inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi - come Franco Albini, Giò Ponti, i BBPR- per disegnare a mano le tavole prospettiche... Entrare in contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze, arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale."
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg.25
In basso: a sinistra, scrivania Arco e sedia Elettra; a destra, scrivania e scaffale metallico della linea "Spazio", BBPR



BBPR é un acronimo che indica il gruppo formato da quattro architetti e urbanisti italiani (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers) formatosi a Milano nel 1932. La loro collaborazione si caratterizza fin dall’inizio per l'impegno in campo urbanistico e per il rigore razionalista di realizzazioni come la Colonia elioterapica di Legnano del 1939. La poetica dei BBPR é espressa da E.N.Rogers sulla rivista Casabella dove egli afferma che una delle leggi essenziali dell'architettura "è quella di non poter prescindere da quel suo caratteristico processo di sintesi che include necessariamente il costante rapporto tra l'utilità e la bellezza".

Riferimenti bibliografici:
L'Universale, La grande enciclopedia tematica (Arte), ed.Garzanti, 2005, Milano, (voci: Treccani E., Mucchi G., BBPR)
Link di riferimento testo: http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Treccani
http://atcasa.corriere.it/designer/bbpr.shtml
http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/MUCCHIG.htm
http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/MUCCHIG.htm
Immagini tratte da: http://www.comune.crotone.it/flex/images/D.b27ff825849cb5a13453/La_terra_di_Melissa_1.JPG
http://image.architonic.com/imgObj/wannenes0805_sat/175.jpg
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Arflex/Elettra.shtml
http://www.furniture-love.com/397/Office-writing-desk-Studio-BBPR-Olivetti-Arco-1963.php
http://www.beinteriordecorator.com/interior-furniture/susanna-chair-zanotta-by-gabriele-mucchi/attachment/susanna-armchair-zanotta-by-gabriele-mucchi/
http://atcasa.corriere.it/catalogo/prodotti/Arflex/Elettra.shtml
http://www.furniture-love.com/397/Office-writing-desk-Studio-BBPR-Olivetti-Arco-1963.php
http://www.beinteriordecorator.com/interior-furniture/susanna-chair-zanotta-by-gabriele-mucchi/attachment/susanna-armchair-zanotta-by-gabriele-mucchi/
hanno preferito
hanno preferito "congelare" la possibilità dell'invito con Autore, dal momento che erano consapevoli che non avrebbero potuto lavorare ai post in queste 2 prox settimane e sarebbero, quindi, incorse in sicura RIMOZIONE. Meglio tenersi la chance. ok.
ottima scelta, se qualcun altro vuole farla, mi deve avvertire prima che io l'inviti. especificando a che lista appartiene.
A2
ottima scelta, se qualcun altro vuole farla, mi deve avvertire prima che io l'inviti. especificando a che lista appartiene.
A2
- Gagliostro C,
- Cotroneo M G
- Chiofalo C
- Cutrupi S
E.M. Riflessioni di Caterina: Il gioco delle favole
“I Giochi migliori mi sembrano quelli che sviluppano la capacità di ogni bambino di produrre intelligenza. Da solo....M’invento una serie di sette lastrine, con due incisioni laterali molto semplici che, incastrate tra loro, consentono di montare una piccola "quinta" tridimensionale... Come un susseguirsi di scene teatrali, il cui regista è il bambino, che si diverte a rappresentare storie inventate da sé. E’ nato così il "gioco delle favole".”
Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1°ediz., cap. II, PAG. 35
Provare a capire quale sia stato il percorso da parte dell’Autore per la creazione del gioco delle favole mi ha spinto a tornare o cercare me bambina, immedesimandomi nei panni di un bimbo che si trova davanti questo semplice ma bellissimo gioco, anzi "dentro gioco stesso"! Ho provato ad immaginare quanto fosse divertente essere un regista e creare scene e favole sempre nuove.
Ed ho pensato al bimbo che cresce. Adesso ha nuovi bisogni e nuove esigenze.Così ho meditato sulla possibilità di giocare con un gioco delle favole a scala maggiore perché adesso è un fruitore di uno spazio composto non più dalle sette lastrine ma da pareti mobili che permettano di cambiare la configurazione degli ambienti. Così facendo immagino che sia ancora possibile alimentare e sviluppare la propria fantasia creando nuove scene teatrali, che non siano più favole ma piuttosto quinte di vita reale. I differenti disegni degli animali poi potrebbero venire sostituiti dai molti materiali, colori e decorazioni.




Inoltre supponendone un meccanismo ho capito che anche i mobili modulari e componibili o gli innumerevoli oggetti innovativi funzionano allo stesso modo: infatti ci permettono di giocare trovando delle soluzioni a possibilità d'uso sempre diverse.
Provando ad analizzare questo gioco, mi sono resa conto che con la SEMPLICITÀ si possono realizzare delle cose chiare ma dal significato profondo. Degli oggetti non fini a se stessi ma capaci di sviluppare in noi creatività e inventiva.
Caterina Sposato
Sinsemantica e polisemica
" Negli anni successivi imparerò a dirlo con un aggettivo difficile: l'arte è sinsemantica, polisemica, cioè ha mille significati."
Enzo Mari, 25 modi di piantare un chiodo, Mondadori, Milano, 2009, pp.27

sinsemantici sono quei termini, non dotati di un senso in
sé, ma che lo acquistano collegandosi con quelli dotati di senso, seguendo le regole del linguaggio di riferimento. Esempi di parole sinsemantiche sono: qualità,
ambiente, innovazione, eguaglianza, integrazione. Per esempio la parola " innovazione " significa "mutare qualcosa, aggiungendo nuovi elementi", tuttavia questa parola non specifica nulla se non si identifica il campo di applicazione, per esempio innovazione tecnologica. Quanto detto vale anche per termini come integrazione. Un' integrazione può essere culturale, politica, sociale, ma senza un termine che la connoti, la parola fluttua nella sua genericità e sinsemanticita. Per quanto concerne Enzo Mari, il discorso sulla sinsematicità dell’oggetto può essere collegato alla riflessione, portata a termine dal designer, riguardo i concetti di

ambiguità/archetipo e alla loro applicazione nel campo del design che si lega a
doppio filo con la costante volontà di Mari di progettare oggetti funzionali, duraturi, non soggetti alle mode e di creare un mondo di comunicazione effettiva, basato sui cardini di alfabeti universali e di linguaggi condivisi. Per citare le parole di Renato Pedio a proposito del
livello di comunicazione del progetto: "Di
questo infatti "parlano" gli oggetti... L'inevitabile contenuto
semantico completa i requisiti richiesti: quello degli oggetti è un linguaggio parlato e compreso d

polisemia]
(pl. m. -ci]. – In linguistica, di vocabolo (o espressione, o in genere segno
linguistico) che presenta polisemia, che è cioè portatore di più significati;
anche, di ideogramma e segno di alcune scritture non alfabetiche, che può
essere letto in più modi. Esempi di parole polisemiche sono: pesca, fattore.... porta...venti. Se faccio riferimento alla parola "porta" terza persona singolare del del verbo presente: "portare" oppure al sostantivo, la differenza si può evincere solo dal contesto. Pertanto dire che " l'arte è sinsemantica e polisemica" non significa soltanto che l'arte non ha un significato dato in maniera positiva e stabile ma anche che il significato della stessa varia in relazione a chi la percepisce e al momento, storico e personale, in cui questo scambio, strumento/messaggio/ricettore, avviene.
L' esplicazione di questi due temi avviene compiutamente attraverso la serie di serigrafie disegnate da Enzo Mari. Freccia Stella Onde Luna Cubo Trifoglio (sei simboli sinsemantici)-(foto), serie della natura.
tenutasi nel 1972.I sei simboli presi in considerazione da Mari sono simboli
sinsemantici, che per la loro valenza archetipica, quasi fossero delle rune o scritture segrete, possono essere considerati polisemici. Come scrive Mari "non si tratta di rappresentare un' oca ma
Enzo Mari, 25 modi di piantare un chiodo, Mondadori, Milano, 2009, pp. 59.
http://www.libreriamarini.it/index.php?id=libri&op=detLibro&idL=87814&idCat=372&lang=en
http://mainograz.wordpress.com/2010/04/07/una-famiglia-di-termini-sinsemantici/
http://www.welovenature.org/blog/?p=63
http://www.libreriamarini.it/index.php?id=libri&op=detLibro&idL=87814&idCat=372&lang=en
http://mainograz.wordpress.com/2010/04/07/una-famiglia-di-termini-sinsemantici/
http://www.welovenature.org/blog/?p=63
Fonti iconografiche:
Renato Pedio,Enzo Mari designer,edizioni Dedalo, Bari, 1980.
E.M. Existenzminimum
"La ricerca dell'essenziale diventa la mia ossessione.... Scatta persino quando decido di andare in vacanza con un amico su un'isola del Ticino, per tornare alla natura e misurarci con l'Existenzminimum. Ci portiamo un telone che serva da tenda, due padelle, un chilo di sale e qualche forma di pane, due canne da pesca e due libri..."
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011, 1° ediz., pg 29
“I principi del razionalismo architettonico, riferiti alla ricerca dell’existenzminimum, riguardano l’ordinamento progettuale di una misura biologica e sociale dell’abitare”.
Manifesto per il CIAM di Francoforte del 1929

Secondo l'architetto Gropius, al fine di giungere ad un’analisi razionale e logica del problema, è necessario conoscere la rilevanza dei cambiamenti sociali e la conoscenza della struttura familiare che ne consegue.
Gropius, nel suo intervento al CIAM, tenutosi a Francoforte nel 1929, proprio sul tema dell’existenzminimum, presenterà un’analisi attenta dell’evoluzione sociale cui devono corrispondere forme abitative ad essa adeguate. Con l’avvento dell’industrializzazione, infatti, la famiglia patriarcale tende a scomparire, diminuisce il numero dei componenti e la famiglia non è più un’associazione produttiva autosufficiente, come lo era nel contesto sociale contadino. La donna lascia il focolare domestico e diventa progressivamente indipendente, la società gli riconosce gli stessi diritti degli uomini.
"Il problema dell’alloggio minimo - afferma Gropius - è quello di stabilire il minimo elementare di spazio, aria, luce e calore necessari all’uomo per essere in grado di sviluppare completamente le proprie funzioni vitali senza le restrizioni dovute all’alloggio, cioè un “modus vivendi” minimo anziché un “modus non morendi”.
Le Corbusier, Maison Citrohan (1921)

Diventa fondamentale quindi il concetto di standard, la cui individuazione tende ad oggettivare e formalizzare ogni bisogno, determinandone gli “obiettivi limite”. L’unità di riferimento del dimensionamento razionale dell’alloggio è la misura propria del corpo umano che si muove nello spazio. L’uomo è quindi l’unità di misura dei propri spazi e degli oggetti da lui utilizzati per svolgere una determinata attività.
L’existenzminimum, oltre a stabilire livelli tecnici e normativi, stabilisce pertanto anche principi compositivi che permettono di progettare in maniera logica un’abitazione, in modo tale da assicurare la massima abitabilità rispetto ad una superficie e cubatura minima. Esso stabilisce, cioè, regole progettuali basate sulla distribuzione e organizzazione funzionale degli spazi dell’alloggio.

G.Bora, G.Fiaccadori, A.Negri, A.Nova, I luoghi dell'arte vol.6, ed.Electa, Roma, 2006, pg 188-189
Link di riferimento testo:
Bruno Danese, Carlotta De Bevilacqua - Alessi
Imprenditrice, architetto-designer e docente. Carlotta de Bevilacqua, 50 anni, è uno dei volti più eclettici nel panorama italiano del design. Grande comunicatrice, carattere vulcanico, una passione sfrenata per i suoi cani, la signora De Bevilacqua ha alle spalle una lunga e variopinta vita professionale. A Milano, dove è nata, l’architetto ha tutti i legami lavorativi ed affettivi. Ma nelle sue vene scorre sangue austriaco, quello di suo padre da cui ha ereditato gli occhi azzurri, e di Parma, la città di sua madre. Dopo il liceo classico, si è laureata in architettura nel 1983 al Politecnico di Milano, dove al momento insegna. A fianco all’attività di imprenditrice, Carlotta De Bevilacqua continua instancabile a dirigere il proprio studio di architettura e design. Sempre alla ricerca di nuovi spunti per illuminare la sua fama.
Oggi la Danese è anche una fucina di idee grazie all’apporto del contributo di creativi, che si confrontano liberamente, dando spazio a ogni sorta di idee e soluzioni. In termini di prodotto, Carlotta ha rimesso a catalogo alcuni progetti storici, a cui se ne sono aggiunti di nuovi. Da azienda dedita esclusivamente alla produzione di complementi d’arredo, la seconda vita di Danese dà spazio anche a sedie, tavolini e librerie. Al centro resta comunque l’illuminazione, territorio in cui la signora del design si muove particolarmente bene, come ha dimostrato nei quattro anni (2000-2004) in cui ha svolto il ruolo di amministratore delegato per il settore Brand Strategy & Development di Artemide, una delle aziende leader nella realizzazione di oggetti per l’illuminazione.
L'azienda Alessi è stata fondata da Giovanni Alessi nel 1921 a Omegna, paese sul lago d'Orta nelle prealpi novaresi.
Nel 1970 Carlo inserisce in azienda il figlio maggiore Alberto, al quale delega progressivamente la responsabilità per il design management, e poi favorisce via via l'inserimento degli altri giovani della famiglia: gli altri due figli Michele e Alessio e il nipote Stefano, una iniezione di creatività e di freschezza che ha permesso alla Alessi di sviluppare quella politica di design excellence che l’ha resa un elemento di punta del fenomeno delle a livello internazionale.
Ma ciò che ha alimentato la sua fama è stata l’acquisizione, nel 1999, di uno dei marchi storici del design italiano, la Danese.
Un incontro quasi carmico: il suo anno di nascita coincide con quello della fondazione dell’azienda. Quando lo rileva, Danese è un marchio in decadenza, impolverato, ben lontano dai fasti che l’avevano contraddistinto negli anni d’oro, il ventennio compreso tra gli ani 60 e 70.
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Bruno Munari, Lightbox con 24 vetrini per proiezioni dirette, anni sessanta, courtesy Archivio Storico della Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, Milano |
Nato nel 1957 come laboratorio artigianale per la vendita di oggetti unici nel complemento d’arredo, il gruppo fondato da Bruno Danese e dalla fotografa Jacqueline Vodoz, sua compagna di vita,ha improntato la sua attività su un concetto di ricerca progettuale ed estetica.Un'impostazione esistenziale che ha fatto sì che attorno a loro si sia coagulato un mondo di persone e di cose cui è generalmente possibile riconoscere, come minimo comun denominatore, appunto il concetto di ricerca.
Jacqueline Vodoz nasce a Milano, studia in Italia, Svizzera e Inghilterra. Negli anni cinquanta inizia l'attività di fotografa. Bruno Danese nasce a Valdagno. Si trasferisce a Milano nel 1955. Nel 1957 fonda con Jacqueline Vodoz La Danese. Dal 1991, entrambi si dedicano, prima con l'Association Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, poi, con la Fondazione che porta i loro nomi, alla conservazione dell'intero patrimonio culturale e documentativo della Danese e delle Collezioni d'Arte.
Il gruppo vide nell’incontro con i progettisti Bruno Munari e Enzo Mari, l’evento determinate che lo farà entrare nella storia del design italiano. Portano la firma dei due designer alcuni prodotti diventati veri e propri oggetti di culto, come il mitico Cubo, il portacenere ideato da Munari nel 1957, o il ‘cestino in attesa’ pensato da Mari.
Il loro merito principale è quello di aver trasformato radicalmente la filosofia aziendale di Danese: dalla produzione di oggetti unici, destinati ad un’élite, si passa ad una produzione in serie.
In pratica, l’evoluzione coincide con un concetto che sta molto a cuore a Carlotta, quello di “design democratico”, ovvero accessibile a tutti. Il principio che vede l’uomo e i suoi bisogni al centro del processo di ideazione e produzione dell’oggetto. E che Carlotta de Bevilacqua non si stanca mai di ripetere insieme a quello di sostenibilità (“il design deve essere un ponte tra uomo e ambiente”). La Danese di Carlotta de Bevilacqua è infatti un’azienda che vuole aprire le porte ad una percentuale più grande del 10 per cento di umanità che oggi usufruisce del design.
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Enzo Mari, Cestino "In attesa", 1971, Produzione DANESE |
Oggi la Danese è anche una fucina di idee grazie all’apporto del contributo di creativi, che si confrontano liberamente, dando spazio a ogni sorta di idee e soluzioni. In termini di prodotto, Carlotta ha rimesso a catalogo alcuni progetti storici, a cui se ne sono aggiunti di nuovi. Da azienda dedita esclusivamente alla produzione di complementi d’arredo, la seconda vita di Danese dà spazio anche a sedie, tavolini e librerie. Al centro resta comunque l’illuminazione, territorio in cui la signora del design si muove particolarmente bene, come ha dimostrato nei quattro anni (2000-2004) in cui ha svolto il ruolo di amministratore delegato per il settore Brand Strategy & Development di Artemide, una delle aziende leader nella realizzazione di oggetti per l’illuminazione.
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Lampada a sospensione HBM, disegnata da Carlotta De Bevilacqua per Danese |
Link riferimento immagini

Durante gli anni venti e trenta nella sua officina si creavano artigianalmente oggetti per la tavola e la casa realizzati con grande cura esecutiva in rame, ottone e alpacca che venivano poi nichelati, cromati e argentati. Molti tra gli innumerevolioggetti prodotti in questo primo periodo (come il servizio da tè e da caffè in alpacca argentata del 1921, il reggifiasco in ottone nichelato del 1926 o il vassoio per formaggi in alpacca lucida e vetro opalino del 1929) sono entrati a far parte della memoria collettiva e del passato di generazioni di italiani.
Il design, nel significato che si dà oggi a questo termine, fa la sua comparsa alla fine degli anni trenta con il primogenito di Giovanni, Carlo. Carlo si era formato come disegnatore industriale a Novara. A lui si devono la maggior parte degli oggetti entrati in catalogo tra la metà di quel decennio e il 1945, anno di presentazione del suo ultimo progetto: il servizio da tè e caffè ‘Bombé’, uno degli archetipi della prima epoca del design italiano.
Con gli anni cinquanta diventa direttore generale, e insieme al fratello Ettore comincia ad aprire l'azienda alla collaborazione con designer esterni tra cui Carlo Mazzeri, Luigi Massoni e Anselmo Vitale, autori di alcuni progetti di grande successo ancora in catalogo (come il
cocktail shaker n° 870 del 1957).
![]() design Ufficio Tecnico Alessi", 1948 |
Negli anni 2000 Matteo, figlio di Michele, è stato il primo Alessi della quarta generazione che ha iniziato a lavorare nell’azienda. Una delle caratteristiche peculiari della Alessi oggi è la capacità di conciliare le esigenze (operative e oggettive) tipiche di una industria con la tendenza(intellettuale e spirituale) a considerarsi più un "laboratorio di ricerca nel campo delle arti applicate" che non una industria in senso canonico. Da qui deriva la sua instancabile attività di ricerca e sperimentazione, che l’ha portata, a partire dagli anni ’80, ad aprirsi anche a nuovi materiali e a nuove tecnologie: legno, porcellana e ceramica, plastica, vetro e cristallo, elettricità e elettronica.
Alessi - Enzo Mari - Dulband Ice Bucket
Alessi - Enzo Mari - Dulband Ice Bucket
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Oliera “5070” (1978), Ettore Sottsass Produzione Alessi |
La Alessi ha prodotto nella sua storia oggetti disegnati da oltre duecento progettisti.
Tra i progettisti storici dell'azienda: Ettore Sottsass, Richard Sapper, Achille Castiglioni, Aldo Rossi, Michael Graves, Massimo Morozzi, Philippe Starck, Stefano Giovannoni e Guido Venturini, Enzo Mari, Jasper Morrison, Marc Newson, Ron Arad e Alessandro Mendini.
L’ ultima grande operazione di progetto è stata presentata in anteprima a Next, 8. Mostra Internazionale di Architettura 2002 alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano nell’aprile 2003: si tratta di “Tea & Coffee Towers”, ventidue servizi da tè e caffè, disegnati da altrettanti architetti internazionali.
Gli anni 2000 vedono una nuova evoluzione della Alessi: la collaborazione con altre aziende, in ambiti produttivi molto diversi da quello originario dei piccoli oggetti per la casa e la cucina, con l’ambizione di dare vita a nuove tipologie di oggetti caratterizzati da quel mix di eccentricità e stile, ludicità e cultura, ironia e eleganza che è diventato tipico del nome Alessi. I progetti in questa area riguardano gli orologi da polso “Alessi Watches” (con la giapponese SEIKO), le penne “Alessi Pens” (con la giapponese Mitsubishi), la stanza da bagno “ILBAGNOALESSI One”(con la svizzera Laufen, la finlandese Oras e l’italiana Inda) e “ILBAGNOALESSI dOt” (con Laufen e Oras), le piastrelle in ceramica “Alessi
(con la tedesca Steuler Fliesen GmbH), l’automobile “Panda Alessi” (con FIAT), il tessile da casa (con l’italiana Bassetti), la tavoletta da WC “FreshSurfer” e “Kayak” (con la tedesca Henkel) e uno scenario completo di cucina “LACUCINAALESSI” (con le italiane Foster e Valcucine e la finlandese Oras).
Tiles”

Dal 2006 un importante cambiamento: tutta la produzione è stata riclassificata nei tre marchi Officina Alessi, Alessi e A di Alessi.
Con la linea Officina Alessi nasce un marchio esclusivo, destinato ad accogliere i prodotti più raffinati, i pezzi unici e le serie limitate, veri e propri capisaldi del design internazionale, frutto di ricerche innovative di cui Alessi si è sempre fatta promotrice.
Il tradizionale marchio Alessi continuerà invece ad accogliere il meglio della produzione industriale di serie del settore casalingo, in cui confluiscono l’impegno della Alessi sia sul fronte della qualità produttiva che su quello del design innovativo.
The Colander R M 03, di Ezo Mari
The Colander R M 03, di Ezo Mari

Infine, con A di Alessi, la “Fabbrica dei Sogni” intende perseguire una delle finalità originarie del design, ovvero offrire prodotti qualitativamente eccellenti ad un pubblico il più vasto possibile.
Link riferimento testo http://www.stile.it/articolo/oggetti-di-design-e-storia-del-marchio-alessi
Link riferimento immagini http://www.cugnolio.net/catalogo.aspx?catid=tavola